Persone

Yāsser ʿArafāt

(Il Cairo, 1929 - Clamart, 2004)

Nato da genitori palestinesi, cresce e studia al Cairo e negli anni Cinquanta è tra i promotori di al-Fatàh, che organizza la resistenza armata palestinese contro Israele. Grazie alla crescente influenza di al-Fatàh all’interno dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), nel 1969 Arafat ne diviene il leader e ne rimane il volto principale per decenni. Dopo aver risieduto per alcuni anni in Giordania ed essere scampato a vari attentati, si stabilisce in Libano fino all’invasione israeliana del 1982 e poi a Tunisi. Nel corso del tempo, riesce a porsi come rappresentate della causa palestinese riconosciuto a livello internazionale, pur senza abbandonare completamente l’idea della resistenza armata. La ricerca del dialogo e di una soluzione al conflitto porta alla storica firma degli Accordi di Oslo nel 1993 tra il primo ministro israeliano Rabin e Arafat, che diviene presidente della neocostituita Autorità nazionale palestinese, primo passo verso uno Stato indipendente. L’anno seguente, insieme a Rabin e Simon Peres, viene insignito del premio Nobel per la pace. Gli anni a cavallo del nuovo millennio vedono indebolirsi la sua figura politica a livello internazionale, in particolare con il fallimento dei negoziati di Camp David nel 2000, venendo in più occasioni accusato di connivenza con i gruppi più estremisti della causa palestinese. Nel 2003 viene sostituito da Abu Mazen come primo ministro, con cui i rapporti si rivelano difficili. Malato da tempo, muore in seguito a un repentino peggioramento delle sue condizioni in un ospedale vicino Parigi.

Yāsser ʿArafāt